Sport

Matt Bush: la magia dell’arrampicata in solitaria

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Lo stile di Matt

Matt Bush è un vero spirito libero all’interno della sempre più vasta community di arrampicatori, da sempre promuove il suo approccio originale e diverso alla nostra passione comune per questo sport.

Non stiamo parlando di una disciplina differente dall’arrampicata, ma di un assetto mentale che metta in primo piano la creatività, la propria espressione personale e soprattutto tanto divertimento ed allenamento: per arrampicare bene bisogna arrampicare tanto.

Matt pone la massima attenzione al sentirsi libero di tornare bambino, soprattutto quando “si diverte” in palestra o sui massi arrampicando senza mani, quasi danzando sulla roccia, cercando più l’estetica del movimento che la difficoltà fine a sé stessa. Allo stesso tempo riesce a trasferire questa sua filosofia a un altro livello ogni volta che affronta imponenti muri in free solo. In queste situazioni approfondisce la sua esperienza diretta con la paura, con la natura umana e con il potere immenso di un self talk positivo.

Oltre ad essere un nostro testimonial è anche un nostro grande amico ed è per questo che abbiamo deciso di condividere con voi una nostra chiacchierata insieme a lui.

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Ciao Matt, grazie per aver accettato l’Intervista! Prima di tutto come stai e a cosa ti stai dedicando in questo periodo?

Sto bene, grazie, sempre più ispirato dalla nuova corrente di arrampicata “freestyle” [se non sai a cosa si riferisca, vai a dare un’occhiata al suo profilo Instagram @mattclimber]. Al momento sto lavorando come Istruttore a Cape Town, qui in Sud Africa.

Come abbiamo già scritto nella parte introduttiva, e come possiamo vedere in maniera più diretta dai tuoi post, rappresenti un modo di vivere l’arrampicata lontano dai numeri, dai gradi e dalla performance fine a sé stessa. Quali sono le tue sfide personali in questo ambito?

Sì, per me la scalata è qualcosa che va al di là di un obiettivo fisico o legato a dei numeri. Questa filosofia mi porta a ricercare nuovi modi di muovermi sulla roccia e di vivere la natura. La mia personale sfida in arrampicata è una costante ricerca di un miglioramento delle abilità che mi permettano movimenti sempre più creativi e “freestyle”.

Parliamo proprio di creatività, che dici essere parte essenziale del tuo modo di vivere. È possibile trasmettere agli altri climbers l’importanza di questo aspetto così fondamentale per stare al meglio e divertirsi al massimo in palestra, in falesia o davanti ad un blocco?

L’immaginazione creativa è una delle nostre facoltà mentali più potenti. La cosiddetta capacità di problem solving, la memorizzazione e le abilità fisiche possono portare un arrampicatore da un punto di partenza a uno di arrivo ben definiti (di una via, di un boulder, di un progetto). Ma è l’immaginazione che può portare un essere umano ovunque lui voglia andare.

La creatività non può essere semplicemente trasmessa, deve essere costantemente rinforzata e migliorata. È un vero e proprio viaggio che inizia da un nuovo modo di pensare o immaginare la scalata.

Le domande creative innescano nuovi pensieri e nuove azioni: ad esempio cosa succede quando arrampicare viene definito un modo di muoversi liberamente su un muro usando tutte le tecniche possibili? Questa domanda ha completamente cambiato la mia prospettiva. Come risultato mi diverto come mai prima d’ora. Un modo nuovo e stimolante di vivere questa disciplina mi ha fatto raggiungere nuovi e sorprendenti risultati. La creatività per me è fondamentale.

Passiamo alla paura, un aspetto che, come le altre “mental skills”, non può essere allenato con programmazioni specifiche e che ci mette in difficoltà quando si tratta di capire se siamo migliorati su questo aspetto o meno. Come ti prepari mentalmente per le tue imprese più impegnative?

Mi parlo molto, usando affermazioni positive (self talk positivo), oppure visualizzazioni (immaginazione creativa) e sperimento il potere che ha una respirazione consapevole. Sono molto connesso con me stesso ed utilizzo gesti o parole positive per restare sempre concentrato e per superare eventuali battute d’arresto. Spesso visualizzo le sequenze in anticipo. Un’immagine mentale positiva e chiara trasmette segnali altrettanto chiari al corpo. Quando la mente ha un obiettivo ben definito, il corpo lo segue con naturalezza.  Anche respirare con lentezza aiuta a gestire le emozioni di dubbio e paura.

Che significato ha per te l’arrampicata in “free solo”?

Credo sia il modo più puro di scalare. Significa essere liberi da legami fisici e mentali; il free solo richiede totale fiducia nelle proprie capacità. Per me è un’esperienza che trascende le parole, è veramente difficile da descrivere. Ma quando si è concentrati su quello, esiste solo “il momento presente”.

Il tuo stile può essere sicuramente definito minimalista: spessissimo ti vediamo arrampicare senza scarpette. In quali situazioni decidi di non usarle?

Uso le scarpette per fare grandi salti o movimenti molto dinamici, oppure su roccia tagliente. In questi casi le scarpe mi proteggono, ma sto cercando di abituare i miei piedi ad affrontare anche queste situazioni. Vorrei poter essere sempre di più a piedi nudi.

Abiti vicino ad una delle aree boulder più suggestive del mondo, Rocklands. Qui ci sono massi in quantità inimmaginabili, ed anche highball molto interessanti: che tipo di legame hai con questo posto?

Rocklands è un paradiso per il climbing. La quantità e la qualità della roccia che trovi ovunque è disarmante. Il paesaggio intorno è aperto e molto vasto, antico e magico. Molte delle persone che puoi incontrare qui hanno un ruolo importante nella mia vita. Arrampicare qui mi ispira in molti modi verso nuovi movimenti e nuove sensazioni. Sono assolutamente innamorato di Rocklands e della zona del Cederberg.

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L’ultima domanda non poteva non riguardare l’abbigliamento: quanta attenzione riponi verso la scelta di indumenti i che ti facciano sentire a tuo agio prima di una salita impegnativa, e quali pantaloni e magliette hai particolarmente “nel cuore”?

Vestirsi nel modo giusto per una salita che vada nel verso giusto è assolutamente fondamentale. Mi piace sentirmi leggero e agile nei vestiti che indosso. I miei pantaloni Monvic preferiti sono i jeans Geronimo, mentre come t-shirt mi trovo particolarmente bene con la Hash con grafica “Spider”. Penso che ci starebbero bene anche delle Hash Monkeys in futuro… speriamo e fatemi sapere!!

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Grazie Matt!